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L'autore offre una rilettura degli avvenimenti dai quali scaturì l'unione del Regno delle Due Sicilie al resto d'Italia. Lo fa affrontando i nodi che furono svelati da questo episodio e che in parte non sono ancora sciolti. Le vicende che si susseguirono in quei mesi fatali e negli anni successivi sono viste anche attraverso la lente dei racconti e ricordi familiari e delle fonti letterarie, perché la letteratura esprime e manifesta il sentimento della storia. Condanna senza infierire la dinastia borbonica per le strade che scelse, determinate dall'incomprensione dei nuovi tempi. Espone i limiti delle classi dirigenti meridionali, che ritiene le prime responsabili sia della caduta del regno meridionale, che della persistente incompiutezza dell'evento. Combatte le antistoriche recriminazioni in voga allo scopo di contrastarne la recente rimonta. Non mitizza lo stato nazione, ma osserva che non è giusto demonizzarlo quando per decenni non si è fatto altro che distruggerlo, prima con sproporzionate ambizioni di potenza, poi, di recente, con una costante opera di smantellamento. Presentazione di Policarpo Saltalamacchia; prefazione di Giuseppe Grilli.